Storia di un dio da marciapiedi by Francisco González Ledesma

Storia di un dio da marciapiedi by Francisco González Ledesma

autore:Francisco González Ledesma [Ledesma, Francisco González]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Emmebooks
pubblicato: 2012-11-30T16:00:00+00:00


20. L'uomo sulla sedia a rotelle

Galán uscì dalla casa, si guardò intorno e si rese conto che nessuno gli prestava particolare attenzione. Perciò si incamminò con espressione tranquilla, senza alterarsi, arrivò alla piazza delle Cortes e scese senza premura verso il labirinto del Neptuno e il Prado. Se avesse avuto tempo sarebbe sceso a piedi fino a qualche taverna di Atocha ancora intatta, in cui l'ambiente negli ultimi trent'anni non fosse cambiato, ma l'orologio incalzava. Per cui prese un taxi a poca distanza da Cibeles e si fece portare in plaza de la República Argentina, in una Madrid tranquilla dove pigolava ancora qualche passero sfuggito all'ultimo censimento. Di lì tornò a salire verso la Castellana e prese un altro taxi, al quale diede l'indirizzo definitivo, o approssimativamente definitivo. Il taxi lo lasciò a una fermata di autobus dalla sua destinazione.

Era calle Mayor. Lì c'erano alcune gioiellerie che sembrava-no conservare l'ultimo lusso e l'ultimo servizio dato in pegno degli Asburgo. C'erano alcuni vecchi negozi di biancheria: biancheria da letto per la bambina, biancheria da sudario per la vecchia, biancheria da illusione per la sposa, biancheria da prima notte, biancheria da primo sangue, e forse in fondo al nego-zio, dove non arrivava la luce, c'era la biancheria da primo sbadiglio, da prima lacrima e chissà, forse anche da prime corna. C'era anche qualche negozio di articoli militari in un paese do-ve i militari non si vedono più per strada, paese di sciabole nascoste ma brillanti, medaglie alla memoria e stellette forse ricamate dalla fidanzata, ma la fidanzata non c'era già più e poi chissà se aveva mai saputo ricamare. Galán passò davanti a una vetrina dove uno scialle cinese faceva mostra del suo passato, della sua nostalgia, della sua sfida di donna bruna e vogliosa. Entrò in un portone grande e solenne, pietra di fuori e ceramica dentro, lampada di bronzo a destra e a sinistra una portine-ria con vocazione di garitta della Guardia Civil. Salì i gradini, ferro battuto fino al primo piano, e dal primo piano corrimano di legno.

Fu proprio l'uomo sulla sedia a rotelle che gli aprì la porta del secondo piano quando lui bussò. L'uomo sulla sedia a rotelle aveva un aspetto barocco, indossava una veste da casa, fazzoletto, foulard, parrucchino, monocolo. Nessuno usa più il monocolo a Madrid, pensò Galán, se non per guardare qualcosa che valga veramente la pena. Per esempio, l'imene di una suora. Ma nonostante l'aspetto barocco, nonostante la sedia a rotelle, il parrucchino, l'età e la profonda disgrazia (con tutti gli attributi virili scomparsi per sempre, pensò Galán), l'uomo aveva un aspetto deciso ed energico, come se in qualunque momento stesse per alzare il telefono e gridare al presidente di una qualche grande banca di stare attento allo yen. Galán, abituato a passare ore e ore nelle sale d'aspetto degli aeroporti, teneva sempre pronto un cruciverba mentale: moneta di tre lettere, "yen"; moneta spagnola di sette lettere, "austral"; accreditata istituzione spagnola di sette lettere, "deficit"; donna virtuosa di sette lettere, "puttana". Il cruciverba



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